Guida ai redirect: come evitare l'errore ammazza SEO quando rifai il sito

Quando si decide di rifare un sito web, la tentazione di concentrarsi solo sull’aspetto grafico, sulle nuove funzioni, e sull’esperienza utente è forte. Tuttavia, c’è un elemento spesso sottovalutato che fa la differenza tra mantenere la visibilità online e perdere traffico prezioso: scopriamolo insieme.

Caro blog, caro navigatore che non sto tracciando per non mettere il banner dei cookie... è da un bel po' che non ci sentiamo. Che sto facendo? Lavoro, lavoro tanto, al solito faccio qualche slalom speciale con gli impegni giornalieri extra lavoro, ho ripreso a nuotare, e a inseguire qualche cliente per i contenuti.

Insomma, con tutto questo sport mi tengo in forma, ma ho sempre qualche difficoltà a individuare qualche aspetto del mio lavoro che vorrei raccontarti. Così, ho preso spunto da un errore che sto pian piano risolvendo su un sito di un cliente per darti qualche spunto in più.
Il mio cliente aveva un sito magari non bellissimo, ma che lavorava bene ed era ben posizionato: cercavi quello che vendeva, e lui veniva fuori. Nel fervore di rinnovarne l'aspetto grafico e di aggiungere nuove funzioni, ha deciso di buttare tutto giù e di ripubblicare un sito nuovo di zecca.
Patatrac!!

E qui sono entrato in scena io. Perchè sai, quando si decide di rifare un sito web, la tentazione di concentrarsi solo sull’aspetto grafico, sulle nuove funzioni, e sull’esperienza utente è forte. Tuttavia, c’è un elemento spesso sottovalutato che fa la differenza tra mantenere la visibilità online e perdere traffico prezioso: i redirect.

Questo aspetto tecnico può sembrare minore, ma ha un impatto direi devastante sulla SEO, sui ranking e sull’esperienza degli utenti.

Cosa sono i redirect e perché sono cruciali

Redirect sta per reindirizzamento. Lo dice la parola stessa: è una procedura che automaticamente rimanda un utente o un motore di ricerca da un URL a un altro. Quando rifai il sito, eliminato delle pagine obsolete, messo offline delle schede prodotto perché esaurite, la struttura del sito cambia. E bisogna impostare questi redirect per dire al browser e al motore di ricerca dove trovare i contenuti corrispettivi sul sito nuovo.

"Ma non è importante" mi dirai. Passano dalla pagina 404 e poi dalle categorie e riacquistano i miei fantastici prodotti!
"Non precisamente", ti dirò io. Pensa a quando navighi: dopo aver visto la pagina 404 (ammesso che ci sia), ti viene mai voglia di metterti a spulciare dentro a un sito per metterti a vedere dove sia finito un prodotto? E se il catalogo è gigante? E se la vecchia pagina era in cima alla SERP di Google per una parola chiave importante?

Anche se non ci piace, i navigatori vogliono arrivare a vedere ciò che cercano col minor numero possibile di input.
È per questo che è fondamentale impostare i redirect.
Ne esitono di vari tipi.

Il tipo di redirect più comune è il 301, che indica un cambiamento permanente di URL. Questo non solo trasferisce gli utenti dal vecchio URL a quello nuovo, ma comunica anche ai motori di ricerca che il cambio è definitivo, permettendo di mantenere gran parte del valore SEO della vecchia pagina. È fondamentale utilizzare il redirect corretto, poiché utilizzare un 302 (temporaneo) invece di un 301 potrebbe far pensare a Google che la modifica è provvisoria, influendo negativamente sul posizionamento della pagina.

Cosa succede se non si gestiscono correttamente i redirect

Non prendersi cura dei redirect può portare a una serie di problemi, il più comune dei quali è il già citato errore 404 (pagina non trovata). Quando un utente o un crawler tenta di accedere a una pagina che non esiste più e non è stato impostato un redirect, si incontreranno delle "strade chiuse" digitali, che impattano negativamente sia sull'esperienza dell'utente che sul posizionamento nei motori di ricerca.
Un errore 404 può costare caro: se un sito ha accumulato anni di autorità e backlink, perderli a causa della mancanza di redirect può significare una drastica riduzione del traffico e della visibilità online. Inoltre, un aumento degli errori 404 può influire negativamente sulla fiducia che i motori di ricerca ripongono nel sito, portando a un abbassamento della classificazione generale.

Come effettuare i redirect: la cassetta degli attrezzi

Esistono diversi metodi per impostare i redirect correttamente, e il metodo migliore dipende dalla piattaforma su cui è basato il sito. Ecco alcune opzioni:

File .htaccess (per server Apache)

Se il tuo sito è come quello che stai vedendo ora, sappi che è ospitato su un server Apache. Non utilizzo infatti wordpress ma un CMS di cui ho curato lo sviluppato in una delle mie "vite passate", in cui ero più dedito alla programmazione che al marketing digitale. In questi casi, e se le pagine sono poche, si può impostare il redirect direttamente dal file .htaccess. Questo metodo è rapido e permette di gestire in blocco le regole di redirect.
Per esempio, per un redirect 301 puoi aggiungere una riga del tipo:

Redirect 301 /vecchio-url/ https://www.tuosito.it/nuovo-url/

Mi raccomando, massima cautela quando si mette mano all'htaccess. Bisogna sapere bene quello che si fa, pena mandare per aria tutto il sito... per cui fai sempre un backup prima di cominciare.

Redirect su WordPress

Molti Content Management System offrono plugin per gestire i redirect senza dover toccare file di configurazione manualmente. Su WordPress, ad esempio, ci sono plugin come Redirection o Yoast SEO che facilitano la gestione dei reindirizzamenti, rendendo il processo molto più semplice anche per chi non ha competenze tecniche avanzate. Vanno installati e impostati.

Redirect su Prestashop

Qui le cose si complicano un pochino, perché occorre realizzare uno script php che gestisce i redirect, e andarlo a chiamarlo nel file index.php con un "include".

Google Search Console

Anche se non è uno strumento per impostare i redirect, Google Search Console merita una menzione a parte, perché è uno strumento utile per monitorare gli errori 404 e per adottare adeguati correttivi.

Search Console offre un report che ti permette di vedere le pagine che generano errori, e quali URL inviano più traffico. Da lì puoi intervenire con i redirect necessari.

Il tuo browser

È lo strumento fondamentale. Dopo aver reindirizzato, fai un test navigando in anonimo: è un piccolo trucchetto per evitare di salvare eventuali errori nella cache del tuo browser. Fai anche un test da cellulare.

A proposito di errori... ecco a te gli

Errori da evitare

Già, devi sapere che anche dall'impostazione dei redirect possono nascere degli errori.
Ecco i più comuni:

Catene di redirect: Quando un redirect porta a un altro redirect, creando una "catena". Questo può rallentare il caricamento della pagina e confondere i motori di ricerca. A certi server la cosa non piace, e restituiscono una pagina di errore. Da evitare come la peste.
Redirect verso pagine irrilevanti: Evita di reindirizzare una pagina cancellata a una non correlata, solo per evitare un errore 404. Gli utenti potrebbero rimanere confusi e i motori di ricerca penalizzare la pratica. Nel dubbio, rimanda a una categoria, o alla home, rispettando la lingua di navigazione.
Utilizzo errato del 302: molto banalmente, se il cambio di URL è permanente, usa sempre un 301. Il 302 è temporaneo e può interferire con il passaggio di link equity (valore SEO) al nuovo URL.

Considerazioni finali

Prima di uscire col nuovo sito, meglio dedicare un po' di tempo a prendersi cura dei redirect.
È un aspetto che non può essere trascurato. Ignorare questo passaggio può portare a problemi di SEO, perdita di traffico e una pessima esperienza per gli utenti.
Pianificare una strategia di redirect ben studiata e utilizzare gli strumenti giusti ti permetterà di mantenere, e magari anche migliorare, il posizionamento del sito sui motori di ricerca.
Anche se può sembrare un passaggio tecnico e complicato, la sua importanza è cruciale per il successo di un sito a lungo termine.