La storia vede come protagonista...me, che fino a qualche anno fa ero pendolare sulla tratta Orvieto - Orte, una cinquantina di Km in una delle zone più belle d'Italia trasformati in un incubo dal quotidiano disservizio gentilmente offerto da Trenitalia.
Arrivato a Orte, per percorrere la strada che mi separava dalla stazione al mio lavoro di allora, utilizzavo la mia vecchia Dyane 6, sì, proprio quella celeste che vedete nella foto in alto.
Il peggio era al ritorno.
Dopo una giornata intensissima, il ritardi del treno erano imbarazzanti... 30, 50, 120 minuti...di più!
E dato che la situazione era insostenibile, incurante della pioggia o del solleone, al diavolo il treno: rimettevo in moto la mia amata macchinetta, prendevo l'autostrada e pian piano tornavo a casa.
Non si partiva mai prima di aver caricato a bordo tutti quelli che sarebbero dovuti scendere a Orvieto, conosciuti o sconosciuti poco mi importava: a me non costava nulla, almeno qualcun altro sarebbe rientrato a casa in un orario più o meno normale.
Con alcuni siamo diventati amici, ma una delle cose più belle è accaduta oggi, a distanza di almeno otto anni.
Sono andato a discutere di un nuovo progetto. Arrivo e...chi mi trovo davanti? "La tua faccia non mi è nuova...ma tu per caso avevi una macchina azzurra un po' traballante?"
Sì, era proprio una di quelle persone che avevo riaccompagnato a casa anni fa.
Vedete, viviamo un'era un po' strana.
È dominata dalla violenza. La violenza nasce lì dove la paura e l'egoismo si incontrano.
Cercare di lasciare dietro di sé una traccia di positività è un vero gesto rivoluzionario, un modo per mandare al diavolo la paura e l'egoismo (oltre che il treno).
A proposito di chi metteva in giro cattive voci, nonno diceva che "a chi sputa per aria, gli torna in faccia".
Beh, oggi ne ho avuta l'ennesima riprova. Funziona pure per le cose belle.
Sputate per aria gesti rivoluzionari!